giovedì 30 dicembre 2010

LA SFIDA DEL NUOVO SECOLO: SUPERARE LA DESTRA E LA SINISTRA - di Riccardo Paradisi [Liberal, 23 dicembre 2010]



Il Polo della nazione è una scommessa ambiziosa perché è anche una scommessa sistemica. Fin dall'inizio la scommessa era di tipo sistemico. Il terzo polo nasce nel 2008, non adesso. Nasce quando, per la prima volta, nella stagione bipolare della seconda repubblica, c'è una forza, l'Udc, che si colloca, da sola, nell'agone elettorale. E ciò dopo che, sia pure solo per un mese, si comincia a ragionare, dopo il pronunciamento del predellino sulla creazione di un'area moderata composta da Udc e An all'interno della Casa della libertà.
Perché questa proposta? Perché i tempi erano maturi per dare forma compiuta, nella Cdl, ad un'area di centro. Ricordo questo passaggio perché gli amici di Fli mettono oggi nel dibattito politico l'esigenza di un nuovo centrodestra.
Si sarebbero risparmiati due anni se quel progetto si fosse incarnato allora. Si, non so se Berlusconi sarebbe stato il capo del governo, se la Lega avrebbe avuto la golden share dell'alleanza, se il peso dei moderati sarebbe stato, in quella coalizione, così unfluente.
Ma questa ipotesi non andò avanti; dopo aver definito quelle di Berlusconi le comiche finali Fini sale sul predellino. Andò così. E l'Udc, i circoli liberal, Pezzotta, accettano allora una sfida vita-morte per piantare il seme del nuovo progetto. Andare a elezioni da soli, sfidando la tenaglia d'un bipolarismo aggressivo era davvero un rischio mortale che Casini ha corso mostrando un coraggio raro in politica. Un coraggio che però ha pagato: perché il terzo polo uscì vivo. E da li partì la scommessa sistemica. Agli italiani noi non diciamo votateci perché siamo belli. Noi diciamo votateci perché il bipolarismo che vi hanno raccontato non esiste, non assicura governabilità, né stabilità ma genera una guerra civile ideologica, devastante per il Paese.
Su queste posizioni convergono oggi anche Fini e Rutelli. Rutelli prende atto che il Pd ha fallito la sua mission, che il bipartitismo non c'è, che questo bipolarismo non funziona. Fini invece si accorge che quello che aveva detto al tempo delle comiche finali era più vero di quanto aveva accettato salendo sul predellino.
Fini però continua a difendere il bipolarismo... Io penso che non ci sia poi una differenza sostanziale tra noi e Fli perché solo una descrizione sommaria delle posizioni dell'Udc ha fatto ritenere che noi fossimo contro il bipolarismo in astratto come sistema. Noi siamo contro il bipolarismo all'italiana e credo che Fli dica la stessa cosa. Loro immaginano già da oggi il nuovo centrodestra e lo chiamano così. Noi siamo più prudenti perché non sappiamo quella che sarà l'evoluzione del sistema.
Insomma contro questo bipolarismo non contro il bipolarismo. Noi non siamo contro la democrazia dell'alternanza. Quello che combattiamo è la rigidità sclerotica d'un sistema che impedisce che il Parlamento possa aver parola sulla formazione dei governi. La prima repubblica era un sistema rigido, senza alternanza, però il fatto che cadesse un governo ogni anno assicurava una mobilità attraverso le correnti della Dc, l'alternanza di Psi, Pri, Pli. Naturalmente era un sistema da superare, perché era finito il '900, ma la gabbia della seconda repubblica è più rigida rispetto a quella della prima. Perché annulla il Parlamento. Un sistema senza ammortizzatori politici. Due schieramenti che alla prova del governo non reggono ma sono vincolati e prigionieri dello schema elettorale. Se ne sta accorgendo anche Berlusconi che andarsi a cercare singoli deputati che avrebbero un mandato elettorale opposto al suo. Che poi il mondo di domani possa essere bipolare, tripolare o quadripolare, non lo so. Ma ciò che è importante per gli italiani non è il bipolarismo ma la democrazia dell'alternanza. Che non impedisce che si verifichino alleanze anche dopo il voto.
In Gran Bretagna è avvenuto appunto ed è avvenuto anche in Germania dove è nato un governo di grande coalizione. Solo noi viviamo in questo bipolarismo della clava in cui è impedito ogni movimento, ogni dialogo, ogni discorso sul bene comune in nome della purezza originaria degli schieramenti elettorali.
Arrivando al merito del nuovo polo: tre forze insieme ma ognuna che la sua storia. Qual'è il filo comune, l'amalgama che vi tiene insieme. Ci sono secondo me 4-5 punti importantissimi di identità comune. Il primo: andare oltre il berlusconismo e l'antiberlusconismo. Questo è il punto importante anche perché noi non riteniamo che Berlusconi sia l'origine dei problemi del Paese. Semplicemente riteniamo che Berlusconi non sia la soluzione. Ci unisce poi la consapevolezza di dover ricostruire il tessuto della Repubblica. Tutti noi sappiamo che è saltato l'equilibrio tra poteri, che il conflitto magistratura-politica va risolto e superato, che questo bipolarismo, tra i suoi difetti, ha anche quello di aver umiliato di aver emarginato i corpi intermedi, le forze sociali. Infine se non si esce dal conflitto berlusconismo-antiberlusconismo non è possibile nessuna, unilaterale riforma della Costituzione. L'altro elemento che ci unisce è che tutti noi riteniamo l'unità nazionale una questione topica. Su cui oggi grava una minaccia ulteriore: se la crisi dell'euro infatti non si risolve in un nuovo patto unitario questo passo indietro potrà influire negativamente sull'unità nazionale.
Gli altri elementi d'unità? Tutte le forze del Polo della nazione credono che la rivoluzione liberale promessa da Berlusconi non sia stata compiuta. Molti dei punti programmatici dell'Udc e l'agenda proposta da Fini a Bastia Umbra coincidono in questo punto. Un altro punto che ci unisce è che il sistema di protezione sociale va cambiato lungo le linee del vero riformismo di questo Paese. Non c'è ancora un sistema di ammortizzatori per i precari, un sistema di protezione pensionistico per i giovani, per non parlare dei livelli di formazione e della conoscenza, della riforma Biagi applicata solo a metà. Questi sono i punti fondamentali che già creano l'ossatura del nuovo progetto. Ma ancora più in generale ci unisce la sensazione di dover corrispondere a un mondo nuovo nel quale le categorie di destra e di sinistra non hanno più senso.
Perché le gerarchie cattoliche hanno fatto trapelare delle preoccupazioni per l'alleanza di Casini con Fini? E' vero, certi settori delle gerachie hanno espresso delle perplessità. Secondo me non c'è motivo di preoccupazione però. Da quando è finita l'unità dei cattolici, è nato, grazie all'intuizione del cardinal Ruini, un fronte trasversale che unendosi in Parlamento ha sparso il sale cristiano ad ogni latitudine politica. Sia nel centrodestra sia nel polo della nazione i cattolici sono maggioritari. Nel Pd no, ma insomma anche li c'è una fortissima componente cattolica che interviene, incide sulle scelte. Insomma se io fossi un uomo di chiesa e guardassi alla politica italiana sarei soddisfatto. Del resto la forza del progetto del cardinal Ruini consiste nell'aver posto la questione antropologica all'attenzione di tutti, laici e cattolici. Cercare soluzioni condivise tra credenti e non credenti. Tenendo ben ferme la centralità della persona e del diritto naturale. Che sono i capisaldi non solo del cristianesimo ma anche del pensiero liberale.

lunedì 6 dicembre 2010

IL NUOVO CAMBIO DI CASACCA DI GINO CAPOTOSTI, DALL'UDC AI POPOLARI DI ITALIA DOMANI



Care amiche e cari amici, vi ricordate l'On. Gino Capotosti? Il trentenne avvocato narnese che venne definito "il parlamentare eletto, ma meno votato, della storia repubblicana" (da Repubblica.it del 21/04/2006)?

Orbene, proprio sabato mi è capitato di notarlo tra i partecipanti alla costituzione del nuovo movimento politico "Popolari di Italia Domani" dell'On. Francesco Saverio Romano a Napoli.

Nuovo cambio di casacca dunque? Pare proprio di si e proprio nel quinto anniversario della sua prima e fortunatissima piroetta politica. Risale al dicembre del 2005, infatti, il suo passaggio dalla Margherita all'Udeur di Mastella. Candidato alle scorse regionali in Umbria nelle liste dell'Unione di Centro sembra aver mantenuto fede alle premesse iniziali totalizzando meno di duecento voti.

Navigando ho trovato un comunicato di Francesco Saverio Romano con la nomina di Capotosti all'ufficio di coordinamento politico del Pid.